lunedì 22 febbraio 2010

A proposito dell'Ecuador...

...per chi desiderasse saperne qualcosa in più:


L'Ecuador (Repubblica dell'Ecuador) è una repubblica presidenziale del Sudamerica con un'estensione territoriale di 283.560 km² ed una popolazione di oltre 14.000.000 di abitanti.
Situato nella parte nordorientale del Sudamerica confina a nord con la Colombia, a est ed a sud con il Perù e ad ovest si affaccia sull'Oceano Pacifico, il paese è attraversato dall'Equatore (da cui prende il nome).
La capitale è Quito e la città più popolosa è Guayaquil. Fa parte dell'Ecuador anche l'arcipelago delle Isole Galápagos, che si trova a circa 1.000 km dalla costa.
La lingua ufficiale del Paese è lo spagnolo anche se alcune comunità indigene mantengono vivo l'uso di idiomi nativi. Tra questi quello più parlato è il quechua, diffuso soprattutto nell'area andina.
Aspettiamo con ansia di sentirne parlare dalla viva voce di chi l'ha visitato!

Torna presto, Allan!

Allan è partito!
Dopo otto anni (otto!) rivedrà i suoi nonni e l'Ecuador!
Vogliamo dedicargli una filastrocca?
Lo abbiamo "riempito" di compiti e saluti...ora concentriamoci su qualche parola che non gli faccia perdere l'orientamento.
Sentiamo, a tal proposito, cosa dice Bruno Tognolini...


Filastrocca per orientarsi
Bruno Tognolini - Tratto da "Rima rimani" - Edizioni Salani - 2002

Sette punti ho avuto in dono
Per capire dove sono
Sopra me c'è il cielo vuoto
Io cammino ma non nuoto
Sotto me c'è il duro suolo
Io cammino ma non volo
Alla destra la mia mamma
A sinistra il mio papà
Dietro me ciò che era prima
Avanti a me ciò che sarà
Sopra e sotto, un lato e l'altro
Dietro e avanti: il mondo è mio
Ma dov'è il settimo punto?
È nel centro: sono io

mercoledì 10 febbraio 2010

Laura e la giostra di Cesenatico

Oggi, nel momento di lettura ed ascolto attivo, qualcuno ha esclamato, dopo aver sentito il titolo del racconto di Rodari: "Che peccato non ci sia Laura: è proprio lì che lei va in vacanza! Quando torna gliela raccontiamo?"

Aspettando che rientri (ha informato che si sta rimettendo in forze!) perchè non aggiungere la storia anche qui?

Ma...dove va Laura in vacanza?
Noi lo abbiamo trovato sulla cartina...


LA GIOSTRA DI CESENATICO

Una volta a Cesenatico, in riva al mare, capitò una giostra. Aveva in tutto sei cavalli di legno e sei jeep rosse, un po’ stinte, per i bambini di gusti più moderni. L’ometto che la spingeva a forza di bracci era piccolo, magro, scuro e aveva la faccia di uno che mangia un giorno sì e due no. Insomma, non era certo una gran giostra, ma ai bambini doveva parere fatta di cioccolato, perché le stavano sempre intorno in ammirazione e facevano capricci per salirvi.
“Cos’avrà questa giostra il miele?”, si dicevano le mamme. E proponevano ai bambini: - Andiamo a vedere i delfini nel canale, andiamo a sederci in quel caffè coi divanetti a dondolo.
Niente: i bambini volevano la giostra.
Una sera un vecchio signore, dopo aver messo il nipote in una jeep, salì lui pure sulla giostra e montò in sella a un cavalluccio di legno. Ci stava scomodo, perché aveva le gambe lunghe e i piedi gli toccavano terra, rideva. Ma appena l’ometto cominciò a far girare la giostra, che meraviglia: il vecchio signore si trovò in un attimo all’altezza del grattacielo di §Cesenatico, e il suo cavalluccio galoppava nell’aria, puntando dritto il muso verso le nuvole. Guardò giù e vide tutta la Romagna, e poi tutta l’Italia, e poi la terra intera che si allontanava sotto gli zoccoli del cavalluccio e ben presto fu anche lei una piccola giostra azzurra che girava, girava, mostrando uno dopo l’altro i continenti e gli oceani, disegnati come su una carta geografica.
“Dove andremo?”, si domandò il vecchio signore.
In quel momento gli passò davanti il nipotino, al volante della vecchia jeep rossa un po’ stinta, trasformata in un veicolo spaziale. E dietro a lui, in fila, tutti gli altri bambini, tranquilli e sicuri sulla loro orbita come tanti satelliti artificiali.
L’omino della giostra chissà dov’era, ormai; però si sentiva ancora il disco che suonava un brutto cha-cha-cha: ogni giro di giostra durava un disco intero.
“Allora il trucco c’era, - si disse il vecchio signore.
Quell’ometto dev’essere uno stregone”.
E pensò anche: “Se nel tempo di un disco faremo un giro intero della terra, batteremo il record di Gagarin”.
Ora la carovana spaziale sorvolava l’Oceano Pacifico con tutte le sue isolette, l’Australia coi canguri che spiccavano salti, il Polo Sud, dove milioni di pinguini stavano col naso per aria. Ma non ci fu il tempo di contarli: al loro posto già gli indiani d’America facevano segnali col fumo, ed ecco i grattacieli di Nuova York, ed ecco un solo grattacielo, ed era quello di Cesenatico. Il disco era finito. Il vecchio signore si guardò intorno, stupito: era di nuovo sulla vecchia, pacifica giostra in riva all’Adriatico, l’ometto scuro e magro la stava frenando dolcemente, senza scosse.
Il vecchio signore scese traballando.
Senta, lei, - disse all’ometto. Ma quello non aveva tempo di dargli retta, altri bambini avevano occupato i cavalli e le jeep, la giostra ripartiva per un altro giro del mondo.
Dica, - ripetè il vecchio signore, un po’ stizzito.
L’ometto non lo guardò nemmeno. Spingeva la giostra, si vedevano passare in tondo le facce allegre dei bambini che cercavano quelle dei loro genitori, ferme in cerchio, tutte con un sorriso d’incoraggiamento sulle labbra.
Uno stregone quell’ometto da due soldi? Una giostra magica quella buffa macchina traballante al suono di un brutto cha – cha –cha?
Via, - concluse il vecchio, è meglio che non ne parli a nessuno. Forse riderebbero alle mie spalle e mi direbbero: Non sa che alla sua età è pericoloso andare in giostra, perché vengono le vertigini!

giovedì 4 febbraio 2010

Il nostro Gianni Rodari


Il paese con l'esse davanti

Giovannino Perdigiorno era un grande viaggiatore. Viaggia e viaggia, capitò nel paese con l'esse davanti.
- Ma che razza di paese è? - domandò a un cittadino che prendeva il fresco sotto un albero.
Il cittadino, per tutta risposta, cavò di tasca un temperino e lo mostrò bene aperto sul palmo della mano.
- Vede questo?
- E' un temperino.
- Tutto sbagliato. Invece è uno «stemperino», cioè un temperino con l'esse davanti. Serve a far ricrescere le matite, quando sono consumate, ed è molto utile nelle scuole.
- Magnifico, - disse Giovannino. - E poi?
- Poi abbiamo lo «staccapanni».
- Vorrà dire l'attaccapanni.
- L'attaccapanni serve a ben poco, se non avete il cappotto da attaccarci. Col nostro «staccapanni» è tutto diverso. Lì non bisogna attaccarci niente, c'è già tutto attaccato. Se avete bisogno di un cappotto andate lì e lo staccate. Chi ha bisogno di una giacca, non deve mica andare a comprarla: passa dallo staccapanni e la stacca. C'è lo staccapanni d'estate e quello d'inverno, quello per uomo e quello per signora. Così si risparmiano tanti soldi.
- Una vera bellezza. E poi?
- Poi abbiamo la macchina «sfotografica», che invece di fare le fotografie fa le caricature, così si ride. Poi abbiamo lo «scannone».
- Brrr, che paura.
- Tutt'altro. Lo «scannone» è il contrario del cannone, e serve per disfare la guerra.
- E come funziona?
- E' facilissimo, può adoperarlo anche un bambino. Se c'è la guerra, suoniamo la stromba, spariamo lo scannone e la guerra è subito disfatta.
Che meraviglia il paese con l'esse davanti.