giovedì 30 aprile 2009

I bambini: piccoli con un cuore grande

La giornata è splendida: finalmente Torino si dimentica della pioggia!


Sto parlando di mercoledì scorso, il 29 aprile, giornata in cui ci attendeva un'uscita programmata nel percorso dell'attività comunale "Adotta un Monumento".


La classe si è comportata splendidamente...bisogna ammetterlo: i bambini della terza A stanno crescendo!

Avevamo preparato alcune domande da rivolgere ad un "signore molto interessante": Corrado.


Le insegnanti che seguono il nostro percorso nella Torino antica, avevano ipotizzato che potessimo intervistare quel preparatissimo "storico", informato riguardo ad alcuni particolari proprio sulla struttura da noi adottata, avendoci lavorato per ben trentotto anni!


LE NOSTRE DOMANDE AL SIGNOR CORRADO

1. Sappiamo che lavorava all’interno della struttura I.R.V. Di che cosa si occupava?(Luca)

2. Le piaceva il lavoro che svolgeva? (Diana)

3. Lavorava anche nei laboratori ai piani inferiori? (Carlotta L.)

4. Svolgeva il suo lavoro facendo dei turni? (Davide Por.)

5. Trova differenza tra gli stipendi di “ieri” e quelli di “oggi”? (Omar)

6. Il suo era un mestiere faticoso? (Veronica)

7. Quando ha iniziato? (Laura)

8. Vuole parlarci della sua famiglia? (Alessia D.)

9. Perché ha scelto proprio quel mestiere? (Matteo)

10. Ci parli del giardino che circonda la struttura: una volta c’erano piante diverse?(Enrico)



Noi siamo stati attenti e professionali, discreti e rispettosi.
Il signor Corrado si è invece dimostrato disponibile, rispondendo ad ogni nostro dubbio e aggiungendo qualche curioso particolare che ci ha interessati e anche stupiti.
Ecco uno stralcio dell'intervista...

L'attività è proseguita con una nuova immersione nel passato.

Ci siamo ricordati di quando, vestiti proprio come bambini dell'ottocento, abbiamo sperimentato l'uso di "penna e calamaio" negli spazi laboratoriali di Via Menabrea.


Quindi, raggiunti da un gruppo di ospiti dell'istituto, questa volta sono stati i bambini a spiegare che cosa avevano appreso, in merito alla calligrafia e all'utilizzo di quegli antichi strumenti.


Con grande attenzione e riguardo abbiamo invitato i nostri "amici" a calzare manicotti e colletti...


...aiutato chi aveva difficoltà nel manovrare fogli e pennini!



Qualcuno ha dimostrato molta abilità nel riprendere contatto con la propria gioventù ed il periodo scolastico: ricordi che hanno destato emozioni, sorrisi e qualche occhio lucido.


I bambini imparavano e gli adulti ricordavano!



Abbiamo terminato scrivendo, ai nostri dolci e cari ospiti, una dedica da lasciare come omaggio.




Loro hanno voluto ricambiare, scrivendo -ancora con penna e calamaio, ancora con estrema fatica- che già si erano affezionati a quei "tesori di bambini". Non riesco a spiegare con parole quanto sia stato commovente.
Credo che l'immagine seguente esprima, meglio di tante frasi, l'atmosfera di solidarietà, rispetto e serenità d'animo respirate durante quei momenti.





La mattinata è terminata con una capatina all'Oasi, lo spazio verde che circonda il "nostro monumento"...
Abbiamo voluto assicurarci che, il maltempo, non avesse causato danni!

Niente da fare: quando un lavoro è fatto con passione...resiste anche alle intemperie!



martedì 21 aprile 2009

Un bambino che legge

Vive a Chivasso e per molti anni ha fatto il maestro elementare a Torino. Oggi si dedica a tempo pieno alla scrittura e a girare per l’Italia incontrando i suoi lettori.

Chi è?

Molti lo conosceranno perchè è il "papà" di Valentina...beh...non proprio il vero padre, ma colui che l'ha inventata e resa protagonista di molte storie interessanti che appassionano bambini e ragazzi.

Chi è?

Qualcuno l'avrà già indovinato...

è Angelo Petrosino.

A lui diciamo grazie perchè è un esempio di quanto la lettura (e la scrittura!) possano essere importanti, divertenti, interessanti ... passatempi bellissimi.

Riporto, qui sotto, una sua bellissima poesia.








UN BAMBINO CHE LEGGE



Un bambino che legge

si dimentica dei piedi,

ha schegge di luce

negli occhi ardenti.

Un bambino che legge

è un bambino che va lontano

senza che nessuno

lo tenga per mano.

Angelo Petrosino

sabato 18 aprile 2009

Gianni, un amico dei bambini di tutte le età


Gianni Rodari nasce il 23 ottobre 1920 a Omegna sul Lago d’Orta in cui i genitori originari della Val Cuvia nel Varesotto si trasferiscono per lavoro.

Bambino con una corporatura minuta e un carattere timido Gianni frequenta ad Omegna le prime quattro classi delle scuole elementari, mentre la quinta la frequenta a Gavirate, paese natale della madre, dove la famiglia si trasferisce alla morte del padre nel 1930.

Come tanti ragazzi senza troppe possibilità economiche, l'unica strada per proseguire gli studi era il seminario ed il piccolo Gianni Rodari frequenta il ginnasio del seminario di Seveso, con ottimi risultati, ma durante il terzo anno si trasferisce a Varese per continuare gli studi alle magistrali ed anticipando gli esami riesce a conseguire il Diploma Magistrale a soli 17 anni.

Rodari, militante nell'Azione Cattolica dal 1935, pubblica i suoi primi lavori letterari, otto racconti, sul settimanale cattolico "L'azione giovanile" e collabora con "Luce" fino al 1937 quando i suoi legami con l'ambiente cattolico si affievolisce.

Intellettualmente molto curioso ed attivo, Gianni Rodari legge molto e di tutto, approfondendo il pensiero di tanti scrittori
Nel 1939 si iscrive all’Università Cattolica di Milano, alla facoltà di lingue che abbandonerà per l'insegnamento, quando nel 1941 vince il concorse per Maestro ed incomincia ad insegnare ad Uboldo come supplente.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Gianni Rodari non viene arruolato, ma subisce il lutto della morte di due cari amici mentre il fratello Cesare nel settembre del 1943 viene internato in un campo di concentramento in Germania.

Iscritto al Partito Fascista accetta di lavorare nella casa del fascio, ma subito dopo la caduta del fascismo Gianni Rodari si avvicina al Partito Comunista, a cui si scrive nel 1944 e partecipa alle lotte della resistenza.

Alla fine della guerra dirige il giornale "Ordine Nuovo" e, nel 1947, passa all’"Unità" dove lavora come cronista ed inviato speciale e per undici anni lavora nelle testate vicine al partito: "Il Pioniere", "Paese sera".

A fianco dell'attività giornalistica Gianni Rodari sviluppa la sua passione per la letteratura e la poesia per l'infanzia, maggiormente motivata e collaudata dal 1957 quando diventa papà di Paola.

Nel 1959 ingaggiato dalla nuova casa editrice Einaudi pubblica "Filastrocca in cielo ed in terra", ma negli anni precedenti aveva già pubblicato "Il libro delle filastrocche" e "Romanzo di Cipollino".

Finalmente il nome di Gianni Rodari è conosciuto dal grande pubblico e, grazie alla collaborazione a "La via migliore" ed a "I quindici" raggiunge la tranquillità economica.

I libri di Rodari sono capolavori di pedagogia e didattica che hanno per oggetto il rapporto tra adulto e bambino. Attraverso le sue favole moderne lo scrittore ripropone e rinnova questo genere letterario adeguandolo ai tempi, contribuendo al rinnovamento della letteratura per l’infanzia con una vasta produzione percorsa da una vena di intelligente comicità, dando spazio ai temi della vita d’oggi e sostituendo il tradizionale favolismo magico con personaggi e situazioni surreali.

Nel 1970 Gianni Rodari vince il premio Andersen, il più importante concorso internazionale per la letteratura dell’infanzia che lo fa conoscere anche all'estero.

Gli ultimi dieci anni della sua vita sono completamente dedicati a collaborazioni con case editrici che si occupano di bambini ed alla produzione di poesie, fiabe e filastrocche fino alla morte avvenuta il 14 aprile del 1980.

Filastrocca di primavera

Gianni Rodari era un poeta, lo sappiamo bene!

Lo portiamo nei nostri cuori quando questi diventano tristi.

Può essere utile per darci un sostegno, quando nel mondo le cose non funzionano come dovrebbero.

Allora, le sue parole , fanno brillare la speranza negli occhi di tutti: specialmente in quelli dei bambini, dove la luce non dovrebbe spegnersi proprio mai.


Oggi, a Torino, si è vista una giornata grigia e uggiosa: lasciamo che -la domenica- sia rallegrata da queste strofe.

Filastrocca di primavera

più lungo è il giorno,

più dolce la sera.

Domani forse tra l'erbetta

spunterà qualche violetta.

Oh, prima viola fresca e nuova

beato il primo che ti trova,

il tuo profumo gli dirà,

la primavera è giunta, è qua.

Gli altri signori non lo sanno

e ancora in inverno si crederanno,

magari persone di riguardo,

ma il loro calendario va in ritardo.

il nostro Gianni Rodari

giovedì 16 aprile 2009

Giufà, la luna, i ladri e le guardie

Ecco un'altra delle divertentissime storie in cui, il "povero" Giufà, finisce sempre con il fare la figura dello stolto!


Occorre leggerla facendo attenzione alle "licenze poetiche", quelle di cui abbiamo parlato approfonditamente in classe: il permesso che ogni grande scrittore può prendersi, scrivendo le sue opere. Per questo troveremo accostamenti di verbi molto particolari, termini scritti in modi originali ed insoliti. Il risultato sarà comunque comicissimo!



Una mattina Giufà se ne andò per erbe e prima di tornare in paese era già notte.
Mentre camminava c'era la luna annuvolata, e un po' s'affacciava, un po' spariva. Giufà si sedette su una pietra e guardava affacciarsi e sparire la luna e un po' le diceva: — Vieni fuori, vieni fuori, — un po': — Nasconditi, nasconditi, — e non la smetteva più di dire: —Vieni fuori! Nasconditi!
Lì sottostrada c'erano due ladri che squartavano un vitello rubato e quando sentirono: — Vieni fuori! —e: — Nasconditi!— si presero paura che fosse la giustizia. Saltano su, e via di corsa; e la carne la lasciano lì.
Giufà, sentendo correre i ladri, va a vedere che c'è, e trova il vitello squartato. Prende il coltello e comincia a tagliar carne anche lui; se ne riempie il sacco e se ne va.
Arrivato a casa: — Mamma, apri?
— È questa l'ora di tornare? — fa la mamma.
— Mi s'è fatto notte mentre portavo la carne e domani me la dovete vendere tutta, che mi servono i quattrini.
E sua madre: — Domani tè ne torni in campagna e io vendo la carne.
La sera dell'indomani, quando Giufà tornò, chiese alla madre:
— L'avete venduta, la carne?
— Sì, L'ho data a credito alle mosche.
— E quando ci pagano?
— Quando avranno da pagare.
Per otto giorni Giufà aspettò che le mosche gli portassero dei soldi.
Visto che non gliene portavano, andò dal Giudice. — Signor Giudice, voglio che sia fatta giustizia. Ho dato la carne a credito alle mosche e non mi hanno più pagato.
II Giudice gli disse: — Per sentenza, appena ne vedi una sei autorizzato ad ammazzarla.
Proprio in quel momento si posò la mosca sul naso del Giudice e Giufà gli menò un pugno da schiacciarglielo.

Chi è Giufà?




Durante le vacanze pasquali i bambini della nostra classe hanno analizzato un testo creato da uno scrittore che la maestra ama molto: Italo Calvino.

Italo Calvino (Santiago de Las Vegas, 15 ottobre 1923Siena, 19 settembre 1985) è stato uno scrittore italiano. Intellettuale di grande impegno politico, civile e culturale, Italo Giovanni Calvino Mameli è stato uno dei protagonisti del panorama letterario e culturale italiano del dopoguerra. Il suo percorso letterario ha toccato molteplici campi e aree di interesse, meditati e raccontati in opere letterarie e saggistiche che danno la misura di una formazione appassionatamente scientifica e di una curiosità culturale che ha spaziato dal genere realistico al fantastico - attraverso capolavori come la trilogia de I nostri antenati, il Marcovaldo, Le Cosmicomiche, i Racconti - mantenendo sempre come filo conduttore la riflessione sulla storia e la società contemporanee.



Molti di noi hanno potuto sorridere davanti alle sciocchezze compiute da Giufà.

Ma...chi è, costui?

Giufà è un furbo/sciocco clamoroso, con molte personalità. Può essere un bambino, un adulto, un folle e un saggio. Lo scrittore Italo Calvino, nella sua meravigliosa raccolta "Fiabe italiane", lo colloca in Sicilia.
Il suo operato può essere letto, raccontato, usato da grandi e piccoli, a diversi livelli di lettura e di
comprensione. Si può confrontare con i furbi-sciocchi della nostra letteratura come Chichibio e delle nostre tradizioni come Bertoldo o Arlecchino e con le diverse culture di riferimento.
Ma dov’è nato davvero Giufà?
Giufà è il protagonista di tante fiabe siciliane – e con il nome di Giucca anche toscane – che viene dalla tradizione araba, ma le cui storie sono diffuse in tutto il Mediterraneo.
Lo stesso, identico personaggio (cambiano solo un po’ il nome e gli sfondi) lo si ritrova in Marocco, dove si chiama Hoha, in Israele, dove si chiama Giochà, in Turchia e Albania dove si chiama Nastradin Hajia, in Egitto e nella tradizione giudeo-spagnola. Le innumerevoli storie raccolte su di lui sono brevi, piene di comicità e brio e contengono immagini che ci introducono in mondi diversi.
In una storia per esempio Giufà (che lì si chiama Joha) entra nella moschea e si mette al posto dell’Imam, in un’altra (e lì si chiama Giocà) entra nella sinagoga…
In Sicilia, dove fino all’anno scorso si celebrava in estate “La notte di Giufà” ancora oggi si dice:
“Ne ha fatte quante Giufà!” Vuol dire che un adulto o un bambino (di solito è la madre che lo dice al figlio, qualche volta al marito) ha combinato un guaio, non riesce a far niente.

mercoledì 15 aprile 2009

Articoliamo!




...dimenticavo che, l'altra mattina, qualcuno è sembrato poco convinto nel ripetere gli articoli!!!

A questo indirizzo potete trovare un utile specchietto per dare un piccolo aiuto alla memoria!

Abbiamo assaggiato Torino!

In occasione dell'uscita comprendente la visita alla Mole Antonelliana e sosta al caffè storico...abbiamo potuto apprezzare qualche delicatezza tipica della nostra città!

Il percorso prevedeva un attento esame di determinate zone centrali limitrofe al famoso "simbolo torinese".

Una vera macchina del tempo che ci ha permesso di fare quattro passi nel 1800!


Del resto...abbiamo una grande responsabilità: la nostra classe si è presa cura, per tutto l'anno, dell'Istituto di Riposo per la Vecchiaia, costruito da Crescentino Caselli, un allievo del grande Alessandro Antonelli...sì, sì: "quello" della Mole Antonelliana, proprio lui!






Il Bicerin (letteralmente, dalla lingua piemontese, bicchierino) è una storica bevanda calda e analcolica tipica di Torino, evoluzione della settecentesca "bavareisa", gustosa bevanda composta da una mescolanza di caffè, cioccolato e crema di latte dolcificata con sciroppo.
Nel 2001 il Bicerin è stato riconosciuto come "bevanda tradizionale piemontese" con pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte.


Si ritiene che la sua origine sia dovuta ad uno storico locale torinese che, da allora, ne porta il nome e che ne conserva gelosamente la tradizionale ricetta, difesa accanitamente (i dipendenti sono tenuti, per contratto, al segreto) se pur è possibile trovarlo nelle migliori caffetterie di Torino in versioni sempre lievemente differenti nelle dosi.

Gli ingredienti sono semplici: cioccolato fatto in casa, caffè e fior di latte; ma le dosi della ricetta originale sono sconosciute. Il risultato è una bevanda gustosa, frutto della fusione dal bollente della cioccolata con il marcato sapore del caffè e la delicata schiuma raffreddata del fior di latte.Viene servito in alti bicchieri o calici di vetro che permettono di osservarne la sfumatura di colori dovuta al miscelarsi dei vari ingredienti.





Qualcuno si è vestito per l'occasione!



Tutti si sono comportati in modo elegante, calandosi nell'atmosfera d'altri tempi ricreata dal "caffè"!



I portici ci hanno protetti dalla pioggia, permettendoci di analizzare scorci e particolari della nostra città!!



Torino si è fatta ammirare!




Quella guglia spettacolare è comparsa davanti ai nostri occhi...quasi all'improvviso!

martedì 7 aprile 2009

E' Pasqua
Buona Pasqua a tutti i bambini
quelli lontani e quelli vicini
A quelli del nostro mondo
auguriamo un giorno giocondo
Buona Pasqua ai poverelli
Buona Pasqua ai vecchiarelli
a cui siamo vicini vicini
con il nostro piccolo cuore da bambini
Buona Pasqua con amore gridiamo
e per mano ci teniamo
Lo auguriamo a tutti i fratelli
con i nostri sentimenti più belli!