venerdì 15 aprile 2011

Un percorso senza confini

Chi è questo signore, nell'aula Magna della scuola Carlo Casalegno? E chi sono questi ragazzi interessati e attenti? Poche parole, per introdurre un'altra tappa del percorso che ci trasforma in turisti, all'interno della nostra città.

Franco Ossola




Tecnico alle immagini: Matteo C.



Il Sig. Mosso, braccato da una fan
Anna Cinzano
Come raccontare al meglio le emozioni? Magari con un paio di lettere, il "botta e risposta" tra la scuola e lo sport. Carissimo Sig. Ossola, si ricorda di noi? Siamo i ragazzi della scuola Don Milani, quelli che è venuto ad incontrare un mattino, per parlare di sport. Non di calcio ma di sport. Perchè noi abbiamo imparato che, per essere veri giocatori, non occorrono denaro e ricchezze ma coraggio, altruismo e valori. Ce l'hanno insegnato a scuola, sì, ma non eravamo abituati a vederle in tivvù, quelle cose. Invece lei ce le ha regalate, facendoci commuovere. Per questo le stiamo scrivendo queste poche righe: per ringraziarla e dirle che le siamo grati, tutti insieme, come una volta. Grazie a lei abbiamo potuto constatare che c'è stato il tempo in cui i calciatori avevano una casa e questa casa era lo stadio, un luogo dove poter riposare i cuori e accompagnare i propri cari. Come quella foto in cui il suo papà è insieme a sua sorella, con lo sfondo del campo da calcio. E alle maestre veniva da piangere, ma di un pianto buono. Noi lo vogliamo ancora, Sig Ossola, un campo recintato con una rete da galline perchè, in un posto così, sappiamo che potremmo crescere meglio. Coraggiosi come quei giocatori che sorridevano sinceri. Un po' bambini come noi. Quelli delle quinte


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Cari ragazzi delle quinte, e come posso essermi dimenticato di voi? Mi avete fatto trascorrere una bellissima mattinata, piena di sorrisi e composta allegria (fatta eccezione per il finale quando quasi ero soffocato dai vostri foglie e dalle vostre penne!) È per questo che sono io che debbo ringraziarvi, siete stati davvero in gamba. Sapete, quando qualcuno si rivolge ad altri per raccontare, per spiegare, per dire, se le cose funzionano il merito è di tutti e due: di chi parla che si sente accolto e a suo agio, e di chi ascolta che, con la sua attenzione e la sua educazione, trasmette a chi parla la propria buona volontà ad ascoltare. Il vostro comportamento quel venerdì mattina è stato esemplare, avete dimostrato di essere volenterosi, ma soprattutto educati. Di questo devo anche dare riconoscimento alle vostre gentili maestre che sanno stare con voi insegnandovi tutto quello che di buono un ragazzo deve apprendere, l’educazione e il rispetto di se stessi e degli altri in prima battuta, oltre che, naturalmente tutto ciò che si deve studiare e imparare. Mi fa grandemente piacere che abbiate colto nelle parole che vi ho detto come lo sport possa e debba essere qualcosa di bello, di semplice, un modo di vivere con pienezza e gioia la propria giovinezza, come hanno fatto i campioni del Grande Torino. Certo, erano dei bravi giocatori, ma quello che li faceva ancora più bravi era il fatto che vivevano in mezzo alla gente, ai ragazzi come voi, non si rintanavano, come fanno oggi, chissà dove, tanto che la gente li può solo vedere la domenica alla partita. Il mondo di vita che ruotava attorno al Filadelfia era semplice, umano e sono davvero felice di essere riuscito a trasmettere questa immagine e soprattutto che voi, con la vostra limpida intelligenza, lo abbiate colto al volo. Mi auguro che il vostro percorso scolastico di quest’anno impegnativo possa terminare nel migliore dei modi, con tutti promossi, e con questo augurio vi saluto con grande soddisfazione e ancora vi ringrazio. Un saluto speciale, poi, alle vostre gentili maestre che hanno dimostrato grande attenzione e sensibilità anche se, come sappiamo noi machi, molte volte alle donne il calcio interessa poco! Chissà, magari avremo ancora la possibilità di stare insieme, un abbraccio a tutti voi. Franco Ossola

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