domenica 20 dicembre 2009

Visita al Museo Egizio

Quali le parole migliori per descrivere una bella giornata?
Forse proprio quelle di chi l'ha vissuta.
Quindi, oltre a poter sfogliare un nuovo album fotografico(nella parte destra del nostro Blog), con alcune delle fotografie scattate all'interno del museo, ci faremo accompagnare dal "tema" di Luca e da un disegno di Davide Pov.
La scelta è ricaduta su di loro in modo assolutamente casuale: tutti avrebbero meritato ma ... lo sappiamo: lo spazio e il tempo sono sempre ridotti!
E ora: via ai commenti!
Davide Pov.

VISITA AL MUSEO EGIZIO

Il 10 dicembre 2009, con la mia classe, sono andato al Museo Egizio.

Era una giornata molto fredda, abbiamo preso l'autobus e, dopo molte fermate, siamo scesi in centro.
Per andare al Museo Egizio abbiamo attraversato Via Roma che era piena di luci scintillanti.

Quando siamo arrivati abbiamo fatto merenda ed abbiamo aspettato l'arrivo della guida, Riccardo: dopo poco è arrivata e ci ha spiegato che, in età preistorica, gli Egizi venivano messi rannicchiati nelle tombe e ce ne ha fatta vedere una a parallelepipedo.

Abbiamo visto le tombe di Epoca Antica, i cui sarcofagi erano fatti di legno, mentre la statua di Ramesse II e altri due sarcofagi erano dell'Epoca Media.

Abbiamo osservato anche una tomba perfettamente conservata, quella di Kha, costruita in modo tale da non essere saccheggiata dai ladri.

In alcune tombe c'erano le mummie di persone e di animali: quando i corpi degli animali si danneggiavano, venivano riparati con la paglia.

Finita la visita, siamo usciti e siamo andati a mangiare i nostri panini in una piazza vicina al museo: c'era un gruppo di piccioni affamati a cui abbiamo dato da mangiare le nostre briciole.

Nel pomeriggio, tornati al museo, abbiamo seguito un laboratorio dove ci hanno insegnato a scrivere come gli antichi Egizi, con esercizi sulla carta, sulla terracotta e sul papiro.

Alla fine del laboratorio siamo tornati a scuola.
Luca S.

martedì 24 novembre 2009

Riassumiamo il riassunto

A cosa serve riassumere?
Riassumere un testo significa "togliere" degli elementi al testo originale.
Con il riassunto si perde qualcosa, dunque?
Certo...ma si guadagna la possibilità di possedere uno scritto semplificato, pronto per essere riletto velocemente e pratico da memorizzare nelle sue "parti" fondamentali.

Il segreto del riassunto sta nel mantenere ciò che è necessario e tagliare quello che non lo è.

Per fare bene un riassunto dobbiamo:
- Leggere bene il testo, comprendere bene il suo contenuto ed il significato delle parole (altrimenti usare il vocabolario)
- Dividere il testo in sequenze
- Dare ad ogni sequenza un breve titolo
- Scrivere una frase per ogni titolo, cioè per ogni sequenza, utilizzando domande guida:
Chi? Cosa fa? Dove? Quando? Perché? Con chi?

- Rileggere il testo per togliere le ripetizioni e per unire le frasi, se serve, con le parole-legame.


Ricordiamo che:
- nel riassunto si usa soltanto il discorso indiretto
- il riassunto è scritto sempre in terza persona

sabato 7 novembre 2009

Il diario

L'uso del diario è utilissimo per svariati motivi.

Non stiamo riferendoci al diario scolastico ma a quella particolare tecnica che ci permette di "parlare con l'inchiostro", utilizzando la scrittura al posto delle parole.

Il diario ha lo scopo di ricordare avvenimenti, persone, ma anche quello di dare sfogo ai propri sentimenti, alle proprie riflessioni personali.

E' quindi un testo SOGGETTIVO che riflette la personalità di chi scrive, perchè la realtà è come filtrata dai sentimenti e dalle sensazioni.

Scrivere una pagina di diario è un po' come scrivere una lettera ad un amico immaginario.

"E' aprire il proprio cuore in ogni sorta di cose perchè la carta è più paziente degli uomini!"


Guardate allora, cosa ha raccontato con l'inchiostro il nostro compagno Francesco.

Il tutto è stato corredato da una bella fotografia che lo rappresenta con gli amici.

UNA BELLA GIORNATA

Sabato sono andato ad Alba alla fiera del tartufo bianco e ho comprato il salame al tartufo.

Al pomeriggio invece ho fatto il chierichetto e ho stretto la mano a Don David.

Poi alla sera ho festeggiato Halloween facendo "Dolcetto o Scherzetto?" nel mio palazzo con i miei

amici e mi sono divertito molto.

Francesco

giovedì 22 ottobre 2009

Oggi: educazione motoria


La maestra Giusy che condivide con noi piano ed interclasse, ci ha ispirati per un'attività veramente coinvolgente.

Ecco il testo regolativo che ne è uscito:
PALLA TESTIMONE
Gioco a squadre
WHO (Chi) Due squadre composte da almeno sei elementi
WHAT (Cosa) Gioco di squadra dinamico e coinvolgente
WHEN (Quando) Dopo il dovuto riscaldamento preparatorio
WHERE (Dove) In palestra o in altro luogo ampio
WHY (Perché) Imparare a partecipare attivamente ai giochi sportivi e non, collaborando con gli altri, accettando la sconfitta, rispettando le regole, assumendo comportamenti adeguati per la prevenzione degli infortuni e la sicurezza nei vari ambienti di vita non solo scolastica.
Occorrente: due palloni, due spalliere.


Svolgimento: vengono estratti due capisquadra, cambiandoli ad ogni turno di gioco.
I due scelti chiameranno, a loro volta, i componenti della propria squadra, scegliendoli tra i ragazzi del gruppo restante.
A termine di ogni spalliera verrà posizionato un pallone.
Il caposquadra partirà correndo, salirà in cima alla spalliera, posizionerà la palla nella parte sporgente, scenderà nuovamente in campo ed andrà a toccare la spalla del secondo componente di squadra. Quest’ultimo farà l’identico percorso, impossessandosi di nuovo del pallone e passandolo al terzo che rifarà il tragitto del primo componente. Il gioco terminerà quando, una delle due squadre, sarà nuovamente arrivata al turno del “capo”.

REGOLIAMOCI CON LE REGOLE

E’ permesso:
- tifare in modo adeguato (permettendo ai compagni impegnati la giusta concentrazione);
- salire saltando qualche piolo della spalliera;
- tenere il pallone come meglio si reputa di poterlo fare (mani, braccia, collo);
-cercare di ottimizzare i tempi tirando il pallone per posizionarlo al giusto posto (consideriamo che è un rischio: potremmo risparmiare tempo o farlo cadere e sprecarne moltissimo!);
-scegliere i componenti della squadra per “strategia” sportiva e non solo perché si è amici;
-divertirsi.

E’ vietato:
-tifare a volumi pazzeschi, rotolandosi a terra per l’entusiasmo;
-scendere saltando qualche piolo;
-lanciare il pallone al compagno di squadra;
-farsi passare il pallone quando, a causa di tiri azzardati, lo si è lanciato in posizioni non favorevoli;
-scegliere i componenti della squadra solo perché si è amici;
-farsi male (!)

Vorrei complimentarmi con tutti i miei ragazzi di quarta A:
adeguati ed attenti, proprio questo pomeriggio hanno lavorato ottenendo risultati eccellenti.
Forse l'effetto della carta a T comincia a farsi vedere?

La carta a T

Costruire una " CARTA a T " con i bambini significa preparare una tabella come la seguente, sulla quale -nella parte alta- viene indicata l'abilita' sociale che si intende insegnare, definita attraverso i comportamenti verbali e non verbali che la descrivono.
E' necessario che i comportamenti elencati nella tabella siano espressi in modo specifico, oggettivo ed osservabile.

E' indispensabile che tutti i bambini della classe riconoscano l'importanza dei comportamenti elencati, per raggiungere l'obiettivo comune.


Noi abbiamo cominciato ad adoperare le carte a T nel nostro percorso di storia, svolto in "atteggiamento cooperativo".
I risultati? Spesso sorprendenti: un allievo consapevole del proprio percorso, condiviso con la classe, è senz'altro un ragazzo con una marcia in più!

domenica 18 ottobre 2009

A proposito di libri ...


Sapete cos'è "la quarta di copertina"?

Si chiama così il retro del libro, dove solitamente troviamo un breve riassunto ed il prezzo del volume.

Ecco la quarta di copertina de "Il barone rampante"!



mercoledì 7 ottobre 2009

Ma l'inizio? L'abbiamo perso?

No, no...c'era la pioggia, come al solito! Ecco la consueta fotografia con "ripresa aerea"!


Anche la classe vi aspettava!

E voi?



Davvero degli splendidi...ragazzi!!!

Missione Topo




Si viene educati alla lettura e – in questo modo- si può avere libero accesso all’informazione. Queste sono le opportunità formative che devono essere garantite agli studenti lungo tutta la loro vita scolastica.
Ogni cittadino deve avere la possibilità di esercitare "l'amore all'inchiostro" , pensando che si possa crescere continuando ad imparare. Sempre.
Perché la scuola diventi un reale luogo di educazione, si ritiene quindi importantissimo mettere in azione un laboratorio di biblioteca di classe.
Tale percorso acconsentirà agli alunni di avvicinarsi al libro in maniera veramente autonoma e fortemente libera, anche all'esterno e oltre l'ambiente scolastico.
Il libro non rimarrà una “cosa” distante, non rientrerà tra i beni di impiego reputati più noiosi dai bambini.
L’attività vuole consentire al ragazzo di vivere la "biblioteca" non come luogo remoto e destinato a pochi, ma come spazio raggiungibile, dove fare partire le proprie esperienze relazionali.
I libri presentati saranno offerti e valutati in modo che possano:
§ essere capiti
§ essere piacevoli
§ permettere riflessioni
§ sviluppare il senso critico

Finalità:
incoraggiare il desiderio di sapere e la motivazione all’esercizio del leggere in quanto tale, determinando il passaggio dalla lettura come dovere scolastico alla lettura come attività piacevole e per questo scelta. Una magica opportunità di dialogo con se stessi e gli altri.

OBIETTIVI DIDATTICI:
§ Scoprire la lettura come attività piacevole.
§ Attivare attraverso la lettura atteggiamenti cognitivi, ludici, critici.
§ Passare dalla lettura passiva alla lettura attiva.
§ Comprendere ed interpretare il messaggio e le informazioni del testo.
§ Scoprire la biblioteca come luogo familiare di lettura e di esperienza creativa.
§ Orientarsi, con l'aiuto di tutti, nella diversità dei libri.
§ Acquisire una reale familiarità con il libro attraverso la biblioteca.



Altri punti fondamentali:
responsabilità individuale di ogni alunno, condotto opportunamente dall’insegnante, al mantenimento della biblioteca stessa.
Scelta dei testi in base alle preferenze personali e alla guida discreta delle maestre.
Realizzazione di schede informative e catalogazione per genere, titolo, autore, casa editrice.
Conversazione e discussione sui libri letti. Illustrazione grafica.

Che altro aggiungere?
Buona lettura!

La biblioteca sarà attiva a partire da lunedì 3 novembre 2009.
Il decalogo della missione sarà invece presto visionabile…sui nostri quaderni!

domenica 13 settembre 2009

Ricomincia la scuola


Non si riceve la saggezza, bisogna scoprirla da sé, dopo un tragitto che nessuno può fare per noi, né può risparmiarci, perché essa è una visuale sulle cose.

(M. Proust, "Alla ricerca del tempo perduto")


domenica 6 settembre 2009

L'educazione: una parola magica.

Il significato della parola educazione viene dal latino: e-ducere significa letteralmente condurre fuori, quindi liberare, far venire alla luce qualcosa che è nascosto.


Allora, miei cari bambini, vi trascrivo una filastrocca di Bruno Tognolini che a qualcuno ho già inviato personalmente. Mi sembra un buon modo per avviarci verso il nuovo anno scolastico.
Scrivetemi cosa ne pensate e, secondo voi, cosa ci vuole comunicare.


Vi ricordate dell'autore?


Per chi se lo fosse dimenticato ecco due parole di presentazione:


è uno scrittore. E poichè la parola stessa non basta ma chiede dettagli, eccoli: uno scrittore soprattutto per bambini, ma anche per ragazzi, per adulti e per tutti; uno scrittore soprattutto di libri, ma anche di televisione o, meglio, Melevisione.


DIRITTO ALL'EDUCAZIONE

Se mi insegni, io lo imparo

Se mi parli, mi è più chiaro

Se lo fai, mi entra in testa

Se con me tu impari, resta.

domenica 30 agosto 2009

Vi ricordate Charles Darwin?

L'estate è la stagione del sole e delle vacanze ... lo sappiamo.

Guardate però chi mi è capitato di incontrare, durante una gita effettuata in un parco naturale sito nella regione Friuli ...



Proprio lui: Charles Darwin.


Ho quindi approfittato per ripensare alla teoria dell'evoluzione, quella di cui si è discusso lo scorso anno, nel nostro percorso di analisi e descrizione.



L'attività era stata interessante...

Mi ricordo che -tutta la classe- vi aveva partecipato con entusiamo.

Così ho pensato di fotografare il suo studio: quello dove il grande biologo aveva elaborato la sua famosa teoria.



Da più prospettive...






La sua cassetta delle lettere...






























Logicamente, il tutto, era un'abile ricostruzione!






Le macchine del tempo ancora non esistono!


Attendendo che qualcuno le inventi inserisco qualche dato interessante che spero ricordiate di aver ascoltato nel laboratorio video!
BUONA LETTURA!
Charles Robert Darwin (Shrewsbury, 12 febbraio 1809 - Londra, 19 aprile 1882) è stato un biologo, geologo, zoologo e botanico britannico, celebre per aver formulato la teoria dell'evoluzione delle specie animali e vegetali per selezioni naturali di mutazioni casuali congenite ereditarie (origine delle specie), e per aver teorizzato la discendenza di tutti i primati (uomo compreso) da un antenato comune (origine dell'uomo). Pubblicò la sua teoria sull'evoluzione delle specie nel libro L'origine delle specie (1859), che è rimasto il suo lavoro più noto. Raccolse molti dei dati su cui basò la sua teoria durante un viaggio intorno al mondo sulla nave Beagle, e in particolare durante la sua sosta alle Isole Galápagos.

domenica 23 agosto 2009

Una lettera

Cari bambini e cari genitori ... cosa ho trovato nella mia "buca delle lettere" estiva?
Una importantissima cartolina, come un regalo per le vacanze: i complimenti per il nostro lavoro, inviati dalla dirigente del nostro Circolo Didattico.
Con estremo piacere riporto le sue parole:
"Cara maestra irene, oggi ho visionato il suo blog e desidero complimentarmi per la ricchezza dei contenuti oltre che per la sua capacità di mettere a disposizione della classe uno strumento attivo per la partecipazione e la condivisione di pensieri ed esperienze di vita e di conoscenza.
Mi complimento con lei,con gli alunni e con le famiglie che intervengono per creare una comunità dialogante."
Con grande gioia aggiungo una poesia bellissima che vede al fondo proprio la sua firma.
Nadia Blardone è una scrittrice dotata di un talento straordinario, reso ancor più efficace da quella rara e preziosa sensibilità che è inutile spiegare tanto risulta evidente leggendo le sue opere.
Ne approfitto per rendere noto l'indirizzo dell'associazione "genitori e figli", un'organizzazione senza scopo di lucro e carica di iniziative utili ed interessanti.
La poesia che leggerete ha vinto il premio nazionale conferito proprio da tale associazione.
http://www.genitorisidiventa.org/visualizza.php?type=appuntamento&id=237

Lo strappo

Eri accucciato
sul balcone tra i vasi invernali
il bel capo
appoggiato al muro di mattoni
la giacca sollevata
a proteggerti dal vento
oblique raffiche di pioggia
inumidivano la prima sigaretta.
Il mio cercarti curioso si è fermato sulla soglia.
Lo sguardo preoccupato bloccato sul profilo fiero
sul gesto già adulto impegnato nella sfida.
Scivolato
dalle braccia materne in quell’angolo furtivo
fra i gerani ancora addormentati
a guardare oltre la ringhiera i tetti delle case
più in là il fangoso campo di pallone
ormai ristretto dalla nuova prospettiva.
Rientrata, come presa dalle doglie,
le parole risucchiate,cartavetro nella gola
allungata sul tuo letto
a prender le misure dello spazio per uscire dalla porta
del tempo andato da quando ti cullavo
da quando sei arrivato e pensavo per la vita.

Nel rialzarmi ho sistemato la piega del tappeto
quello con gli orsetti e il cavallino
la trama sfilacciata, quasi trasparente
i fili ancora intrecciati
uniti.

Nadia O. Blardone

Per ora mi auguro stiate passando ancora qualche giorno di meritato riposo!
A presto!

martedì 4 agosto 2009

Vi ricordate di Giufà?

Ehi...la vostra maestra vi pensa anche se è estate!


Vi ricordate il nostro amico Giufà? Vorrei rinfrescarvi la memoria ( dato anche il gran caldo!)






Giufà è un bambino del Sud, un bambino antico che porta con sé tutta quanta la cultura dell'oralità. Giufà vive ancora in ogni bambino.
Così, come tanti eroi della televisione, Giufà ora ci fa sorridere con le sue storie di furbizia, di sciocchezza e di saggezza e, mentre ci permette di conoscere meglio la nostra cultura, rende divertente e avvincente occuparci di un passatempo prezioso: leggere!
Eccovi un'altra delle sue pazze avventure.
Giufà spegne la sete
Giufà durante un suo viaggio si fermò in una locanda per dormire.Il locandiere si mostrò subito affabile e diede la sua disponibilità per qualsiasi bisogno:
"Chiamatemi pure durante la notte se avete bisogno!"
Giufà dopo aver mangiato e bevuto in abbondanza se ne andò a letto, ma durante la notte gli venne una grande sete.
Chiamò, allora, il locandiere per più volte, ma nessuno venne.
Indispettito Giufà prese a urlare:
" Al fuoco! Al fuoco! Brucia tutto!"
Il locandiere, questa volta, sentì subito e di gran corsa arrivò con un secchio pieno d'acqua pronto a spegnere l'incendio.
" Dov'è, dov'è il fuoco?" chiese.
Sornione e soddisfatto Giufà, indicando con il dito la bocca, disse:
"Qui! Qui!"

venerdì 12 giugno 2009

Ecco che -all'improvviso- arriva...l'estate.




Cari bambini: la scuola è terminata!


Quest'anno abbiamo faticato ma ottenuto dei risultati davvero soddisfacenti.


Sono veramente orgogliosa d'essere la vostra maestra.


Durante l'estate dovrete fare i compiti, leggere e ricordarvi che le occasioni per imparare sono "nascoste" ovunque!


Durante l'estate dovrete anche rilassarvi e divertirvi, conoscere nuovi amici e fare riserva di sole, per il lungo e faticoso inverno che tornerà.


Anche io farò altrettanto: preparerò un "succulento" programma di quarta, leggerò molto e cercherò di scovare materiale utile ed interessante, annidato ovunque.


Poi, quando la nostalgia di voi si farà sentire ... guarderò il "nostro" filmato, quello che illustra il percorso annuale di "Adotta un Monumento", e mi sembrerà di abbracciarvi tutti e tutti insieme!


Buone vacanze, bambini, a voi e alle vostre famiglie!

martedì 26 maggio 2009

Le avventure di Spyro



Ecco che cosa capita quando, una mamma e un papà, si divertono con il proprio figlio a giocare con le parole.


Ecco cosa capita quando, una maestra, riceve un simpatico racconto che riesce a far capire che -davvero- quest'anno si è lavorato sodo.


Ecco cosa capita quando, un allievo, disegna il protagonista di quella storia e la storia viene catapultata -senza modifica alcuna- sul blog della sua classe.






C’era una volta un bambino che amava andare a pescare; il nonno lo accompagnava ogni giorno sulle rive di un torrente dalle acque fresche e cristalline.
Un giorno di sole il nonno e il bambino andarono a pesca lungo il torrente che in quei giorni si era ingrossato a causa delle piogge, ma quando arrivarono al torrente videro che le sponde più alte erano franate portando alla luce una piccola caverna segreta. Il nonno voleva chiamare la polizia, ma Stefano (così si chiamava il bambino) lo fermò. Insieme allora si fecero coraggio ed entrarono nella caverna.

All’inizio non videro nulla perchè era troppo buio, i piedi sguazzavano nell’acqua bassa e faceva piuttosto freddo. Pian piano i loro occhi si abituarono all’oscurità e incominciarono a scorgere ombre e contorni.
Verso il fondo della caverna trovarono una porta viola con strani simboli incisi. Stefano si avvicinò e toccò la maniglia, il nonno non fece in tempo ad avvertirlo che la porta si aprì e risucchiò Stefano in un alone violaceo. Il nonno spaventato cercò di trascinare indietro il nipotino , ma anche lui si ritrovò catapultato in un mondo straordinario.

Anche qui c’era un ruscello e sulla sponda si vedeva una cesta con dentro un grande uovo viola.
I prati erano disseminati di funghi beige, strani animaletti verdi saltellavano tra i cespugli e decine di pesci volanti uscivano dalle acque del ruscello e volavano intorno come farfalle.
Stefano prese in mano l’uovo per portarlo al nonno, ma proprio in quel momento il guscio si ruppe e ne uscì un draghetto viola con le ali e le corna gialle.

Stefano esclamò : “Nonno guarda, è bellissimo! Lo chiamerò Spyro”. E il nonno rispose :”Stefano allontanati, potrebbe mordere! Cerchiamo piuttosto di tornare a casa”.
In quel momento il draghetto spiccò il volo e Stefano,per trattenerlo, si aggrappò alle sue zampe e fu trascinato via. Il nonno disperato si mise a correre dietro al nipotino; stava per fermarsi sfinito quando vide che il drago entrava in una grotta.
“Nonno, nonno! Vieni presto!”
Entrato nella grotta il nonno vide Stefano che si tuffava in una pozza d’acqua verdastra e lo seguì.

Il nonno si risvegliò nel suo letto fradicio di sudore, ma felice di constatare che era stato solo un brutto sogno. Si alzò e si recò alla finestra per guardare in giardino dove vide Stefano che correva felice con un nuovo amico … un bellissimo draghetto viola.
Francesco Dal Canton

domenica 17 maggio 2009

Una giornata speciale!


Giovedì 14 maggio: finalmente si parte.
La nostra preparazione per questa giornata è stata impegnativa: abbiamo cominciato ad entrare nel merito dell'impresa già da scuola, quando gli istruttori sono venuti in classe a proporci una lezione che ci spiegasse cosa sarebbe stato un percorso di questo tipo.
Un'impresa vera e propria: un viaggio nel passato!
Il modo di vivere dei nostri antenati da provare in prima persona: caccia, alimentazione, sopravvivenza e...tanta soddisfazione!
Ecco il nostro programma per la giornata, prelevato direttamente dal sito relativo al Salgari Campus (http://www.salgaricampus.it/)
A SCUOLA
LA LEZIONE PROPEDEUTICA IN AULA

Due ore facoltative nella sede scolastica delle classi, in orario da concordare tra le 8.30 e le 16.30.

1°ORA
Saluti e annuncio del programma (Se ascolto, se vedo, se faccio), metodologia ed equipaggiamento al Campus.
Le 3 parole da sapere USARE BENE: ECOLOGIA, ANTROPOLOGIA, ARCHEOLOGIA. L'antropologo racconta e presenta in modo visibile e tangibile fossili, crani, utensili, armi e "concetti "‑ OLOTIPI ‑ che costituiscono l'essenziale bagaglio di cultura materiale "primitiva" antica e contemporanea
‑EVOLUZIONE DEI PRIMATI E OMINAZIONE ‑ La vera storia di Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso (metafore bibliche). Il frutto proibito è stato la CARNE (NYAMA = anima e carne in tutte le lingue africane).
La classificazione tassonomica di Linneo ‑Tra noi e il gatto... tra noi e l'Australopiteco, tra noi e gli altri "Homo" ‑
GLI ANELLI MANCANTI.
‑IL CERVELLO E IL LINGUAGGIO (area di Broca) ‑ Peso, consumo ‑ LA LEGGE DI KEITH (il Rubicone dei 700 )‑ Area visiva e area motoria (esempio del portiere, paragone del computer). L'ENDOAMBIENTE. Pensiero e immaginazione di ciò che ancora non esiste. Cultura=nicchia ecologica umana
‑L'USO DELLE MANI e lo sviluppo cerebrale (niente umani). Presa di forza e presa di precisione (pollice opponibile). La stazione eretta ha favorito l’encefalizzazione (la testa sulle spalle la rende possibile)
‑DENTI PICCOLI = CERVELLO GRANDE nei primati. Sviluppatosi per “raffreddare” di più, come la perdita dei peli e la sudorazione (siamo l’unica scimmia che suda)
‑UTENSILE = protesi del pensiero (astrazione, immaginazione) e poi dei denti e delle unghie che non possediamo
Tecnologia=evoluzione
‑LA SELEZIONE NATURALE (ciò che non serve in ogni specie si perde ‑ es. la coda, la stupidità).
‑L'ESTINZIONE
‑LA DERIVA GENETICA o MUTANTISMO (parabola di Lucio Peloso ‑ post nucleare)
‑LA STAZIONE ERETTA E IL POLLICE OPPONIBILE PRIMA DEL CERVELLO
GLI OMINIDI (famiglia nostra, bipedismo già in foresta e poi in savana). Le impronte di Laetoli.
‑LA SAVANA DELL'AFRICA E L'EVOLUZIONE DEGLI OMINIDI‑ culla dell'umanità‑la Rift Valley‑Teoria
delle CATASTROFI come stimolo di accelerazione nel comportamento, adattamento, mutazione. L'Eva mitocondriale
in Ciad. La Tafonomia.
‑NEANDERTAL, il mistero dell'uomo che visse nel freddo (con cervello più grande ma di poche parole, si estingue quando arriviamo noi SAPIENS “CROMAGNON”). In “simpatria”, non in simpatia.
‑PROBLEM SOLVING (L'AMIGDALA ‑ mistero della forma ‑ le VENERI ‑ dee madri o giochi d'ombra? Il FUOCO, come quando e perché. La domesticazione.
‑IL FEGATO ‑ coraggio del cacciatore e cattiva alimentazione, un modo di dire "preistorico".
- PALEOLITICO (Inferiore e Superiore)- MESOLITICO- NEOLITICO- CALCOLITICO- ENEOLITICO.

2° ORA
L’esperto tratta l’importanza e i metodi di accensione del fuoco e l’origine sciamanica e mediatica degli strumenti musicali, creando aspettativa per la visita al “Campus” in cui i ragazzi saranno protagonisti diretti. Viene proposto anticipatamente un laboratorio neolitico di argilla e vasellame preistorico con la materia prima più appropriata messa a disposizione (argilla di Castellamonte). I ragazzi costruiranno vasi o esempi di arte figurativa o modelli di abitazione o altri manufatti semplici ma non per questo semplificati rispetto ai reperti originali che verranno fatti osservare. Le tecniche di realizzazione saranno spiegate e i manufatti opportunamente ottimizzati con possibilità di ripresa e ritocco dei lavori in momenti successivi. L’essicazione dell’argilla richiede almeno una settimana. I lavori resteranno di proprietà dei ragazzi dopo la cottura, che sarà effettuata al campo durante la visita programmata.





NEL CAMPO
PROGRAMMA DI ECOLOGIA UMANA E CULTURE PRIMITIVE



NELLE 7 ORE AL “CAMPUS”: INIZIAZIONE ED ESPERIENZE DIRETTE
ORE 9,00/9,30 - Attesa delle scuole alla fermata del bus - accoglienza, sistemazione effetti personali e cibo. In attesa: eventuale raccolta legna, visita alle strutture, piccola colazione, interludio di brachiazione preliminare.
Programmazione dell’esperienza con gli insegnanti (invitati a consultare il programma, a scegliere, partecipare e/o a coordinare i gruppi).
IN AGORÀ - ORE 9,30 - Prolusione: presentazione dello staff - storia e ambiente del Campus - norme igieniche e di comportamento - annuncio del programma e del metodo di svolgimento - 3 modi di parlare - le cose da imparare e da dimenticare: caccia e raccolta vegetali. Le regole del gioco creativo (di ruolo) e dell’apprendimento (no pain, no gain). L’esperienza proppiana (l’iniziazione come conquista dell’autonomia). Il nostro cervello esige informazioni e nutrimento – il confine dei 6 anni – cultura e sopravvivenza.
L’antropologia – i 100.000 primitivi attuali (la preistoria non è finita) – selezione naturale e sessuale, adattamento, competizione e (per noi) creatività – osservazione delle culture materiali preistoriche e attuali esposte – gli ecosistemi – le notizie inedite: la “natura” in cosa consiste; le femmine hanno più facoltà e iniziano la tecnologia, la caccia, la famiglia; i maschi invece la difesa e l’arte. Le società di “banda” di cacciatori raccoglitori (né capo, né proprietà, né ruoli), di tribù, di stato. Animismo e Monoteismo. Matriarcato e Patriarcato.
IN MOSTRA - ORE 10 - Dimostrazioni e problem solving: il perché del chopper, dell’amigdala, del bastone di comando, del rombo, dello sciamano, della pittura, delle veneri paleolitiche, del rombo (comunicazione e musica).
IN CAMPO - ore 10,15 - Leonardo e l’antropometria – il corpo come macchina e le “protesi” da lancio (pietra, bastone, giavellotto, frombola, boomerang e arco - oggi tutti attrezzi sportivi e olimpionici per sublimazione e ritualizzazione-). Le paure e le fobie, le abilità motorie da recuperare, il Survival.
ORE 10,30 – Le pratiche dirette: i ragazzi, divisi in vari gruppi a rotazione, fanno pratica di lanci con attrezzi a scelta; attraversano il torrente su un ponte tibetano; praticano la brachiazione, tornano nel “paradiso perduto” attraverso sentieri arborei e attrezzi speciali; entrano in un labirinto “vietnamita” per orientarsi al buio e attraversare spazi ristretti.
IN AGORÀ - ORE 13 - pranzo e tecniche di cottura preistoriche: carne e tuberi su spiedi di legno e sotto cenere, eventuale cottura del vasellame realizzato in fornace a cielo aperto, bollitura dell’acqua senza fiamma in contenitore di pelle. Le piante utili e dannose. La carne tutta buona (NIAMA). Cosa significa avere fegato. Produzione e trattamento del cibo.
ORE 14 - Laboratori: divisione in gruppi a rotazione per pratiche di antichi strumenti musicali, accensione del fuoco (con trapano e archetto di legno) e/o macinazione di cereali su pietra molitoria e manipolazione pasta da pane.
Tiro con l’arco (storia, tecnica e prova)
Giochi di esplorazione e percezione (animali e piante nell’ecosistema). La foresta a labirinto; attività di destrezza (arrampicata, zip line, ecc.).
Merenda con i tuberi o con focacce alla brace (chapati). Visita guidata alle capanne eniche.
ORE 16,00 - valutazioni e congedo: riassetto ecologico dell’area e accompagnamento delle classi al bus.
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Che fatica!
La raccolta fotografica qui a fianco, illustra le tappe principali della nostra camminata: i momenti fondamentali ed emozionanti che ci hanno visti protagonisti.
Come sempre potete cliccare sull'album per avere una visione ampia, con la possibilità di stampare le immagini.
La nostra classe ha ricevuto diversi complimenti sia per il modo di affrontare spiegazioni e difficoltà, sia per la correttezza con la quale si è comportata.
Verso la fine della giornata (diamo la colpa alla stanchezza!) ci siamo dimenticati qualche regola utile per un buon comportamento ma...
...ognuno ha regalato al gruppo la propria voglia d'imparare e, quindi, non posso che concludere con un sonoro: BRAVI!

venerdì 8 maggio 2009

Dal cuore


Una mamma, la mamma di Silvia, m'invia questa parole.

Io le pubblico così come sono: molto emozionanti.
Questo è per le madri che stanno alzate tutta la notte tenendo in braccio i loro bambini ammalati, dicendo: "E' tutto a posto tesoro, la mamma è qui con te".

Questo è per tutte le madri che vanno a lavorare con il rigurgito nei capelli, macchie di latte sulla camicia e pannolini nella loro borsetta.

Per tutte le mamme che riempiono le macchine di bimbi, fanno torte e biscotti e cuciono a mano i costumi di carnevale.

E per tutte le madri che NON FANNO queste cose.Questo è per le madri che danno la luce a bambini che non vedranno mai.

E quelle madri che hanno dato una casa a quei bambini.

Per le madri che hanno perso i loro bambini durante quei preziosi 9 mesi e che non potranno mai vederli crescere sulla terra ma un giorno potranno ritrovare in Cielo!

Per le madri che si sono gelate al freddo alle partite di calcio invece di guardare dal caldo dalla macchina così quando il bimbo le chiede: "Mi hai visto, Mamma?" potranno dire "Certo! Non me lo sarei perso per niente al mondo!" pensandolo veramente.

Questo è per tutte le madri che danno una sculacciata disperatamente ai loro bambini al supermercato quando urlano facendo i capricci per il gelato prima di cena. E per tutte le mamme che invece contano fino a 10.

Questo è per tutte le mamme che si sono sedute con i loro figli per spiegare come nascono i bambini. E per tutte le madri che avrebbero tanto voluto farlo, ma non riescono a trovare le parole.

Per tutte le madri che leggono la stessa favola due volte tutte le sere e poi la rileggono "ancora una volta".

Questo è per tutte le madri che hanno insegnato ai loro bambini ad allacciarsi le scarpe prima che iniziassero ad andare a scuola. E per tutte quelle che hanno invece optato per il velcro.

Questo è per tutte le madri che girano la testa automaticamente quando sentono una vocina chiamare "mamma!" in mezzo a una folla, anche se sanno che i loro figli sono a casa - o anche via all'università...

Questo è per tutte le mamme che mandano i loro figli a scuola con il mal di pancia assicurandoli che una volta a scuola staranno meglio, per poi ricevere una chiamata dall'infermeria della scuola chiedendo di venirli a prendere. Subito.

Questo è per tutte le madri di quei ragazzi che prendono la strada sbagliata e non trovano il modo di comunicare con loro. Per le mamme dei sopravvissuti, e le madri che guardano con orrore la TV abbracciando i loro figli che sono ritornati a casa sani e salvi.

Cos'è a fare una brava Madre ? La pazienza? La compassione? La determinazione? La capacità di allattare, cucinare e ricucire un bottone di una camicia nello stesso momento? O è nel loro cuore ? E' il magone che senti quando vedi tuo figlio o figlia scomparire giù per la strada mentre va a scuola a piedi per la primissima volta?

Lo scatto che ti porta dal sonno al risveglio, dal letto alla ... alle 2 di notte per appoggiare una mano sul tuo bambino che dorme? Il panico che ti viene, anni dopo, sempre alle 2 di notte quando non vedi l'ora di sentire la chiave nella serratura e sapere che è tornato a casa sano e salvo? O sentire il bisogno di correre da dovunque tu sia per abbracciare i tuoi figli quando senti che c'è stato un incidente, un incendio o un bimbo che è morto?

Le emozioni della maternità sono universali, le stesse sono per le giovani madri che barcollano fra i cambi di pannolini e mancanza di sonno... e le madri più mature che imparano a lasciarli andare. Questo è per tutte voi. Per tutte noi.

lunedì 4 maggio 2009

Homo habilis = uomo abile

Qualche piccola notizia, ad integrare quanto stiamo affrontando in classe nel programma di storia, non guasta mai!
L'homo habilis visse circa due milioni di anni fa in Africa. Rispetto al suo predecessore, l'australopiteco, l'homo habilis presentava già i segni di un'evoluzione fisica e mentale: era infatti più alto e aveva un cervello più grande. Sviluppando maggiormente il cervello, l'homo habilis, comprese che poteva utilizzare i materiali a sua disposizione per creare degli strumenti che l'avrebbero aiutato nella vita quotidiana, per cui iniziò a lavorare la pietra per creare dei chopper, ovvero delle lame più o meno affilate. La pietra che meglio si prestava a questa lavorazione, permettendo di essere scheggiata facilmente e di creare delle asce utili all'estrazione di radici dal terreno o di carne dagli animali, era la selce. L'homo abilis viveva nelle caverne o tra la vegetazione, in cui cercava riparo. Comunicava con i suoi simili attraverso gesti e versi e si nutriva di piante, semi e carne di animali già morti, ovvero non cacciati da lui.
Sarà stato pigro?
No, non ne era ancora capace...piano piano avrebbe imparato a catturare piccoli animali.
Ci ricordiamo il periodo in cui l'homo habilis è vissuto?
Sono certa che la risposta sarà un sonoro "Sìì!"
Questo periodo di tempo si chiama Paleolitico -“antica età della pietra” - perché gli uomini hanno imparato a costruire oggetti di pietra.

giovedì 30 aprile 2009

I bambini: piccoli con un cuore grande

La giornata è splendida: finalmente Torino si dimentica della pioggia!


Sto parlando di mercoledì scorso, il 29 aprile, giornata in cui ci attendeva un'uscita programmata nel percorso dell'attività comunale "Adotta un Monumento".


La classe si è comportata splendidamente...bisogna ammetterlo: i bambini della terza A stanno crescendo!

Avevamo preparato alcune domande da rivolgere ad un "signore molto interessante": Corrado.


Le insegnanti che seguono il nostro percorso nella Torino antica, avevano ipotizzato che potessimo intervistare quel preparatissimo "storico", informato riguardo ad alcuni particolari proprio sulla struttura da noi adottata, avendoci lavorato per ben trentotto anni!


LE NOSTRE DOMANDE AL SIGNOR CORRADO

1. Sappiamo che lavorava all’interno della struttura I.R.V. Di che cosa si occupava?(Luca)

2. Le piaceva il lavoro che svolgeva? (Diana)

3. Lavorava anche nei laboratori ai piani inferiori? (Carlotta L.)

4. Svolgeva il suo lavoro facendo dei turni? (Davide Por.)

5. Trova differenza tra gli stipendi di “ieri” e quelli di “oggi”? (Omar)

6. Il suo era un mestiere faticoso? (Veronica)

7. Quando ha iniziato? (Laura)

8. Vuole parlarci della sua famiglia? (Alessia D.)

9. Perché ha scelto proprio quel mestiere? (Matteo)

10. Ci parli del giardino che circonda la struttura: una volta c’erano piante diverse?(Enrico)



Noi siamo stati attenti e professionali, discreti e rispettosi.
Il signor Corrado si è invece dimostrato disponibile, rispondendo ad ogni nostro dubbio e aggiungendo qualche curioso particolare che ci ha interessati e anche stupiti.
Ecco uno stralcio dell'intervista...

L'attività è proseguita con una nuova immersione nel passato.

Ci siamo ricordati di quando, vestiti proprio come bambini dell'ottocento, abbiamo sperimentato l'uso di "penna e calamaio" negli spazi laboratoriali di Via Menabrea.


Quindi, raggiunti da un gruppo di ospiti dell'istituto, questa volta sono stati i bambini a spiegare che cosa avevano appreso, in merito alla calligrafia e all'utilizzo di quegli antichi strumenti.


Con grande attenzione e riguardo abbiamo invitato i nostri "amici" a calzare manicotti e colletti...


...aiutato chi aveva difficoltà nel manovrare fogli e pennini!



Qualcuno ha dimostrato molta abilità nel riprendere contatto con la propria gioventù ed il periodo scolastico: ricordi che hanno destato emozioni, sorrisi e qualche occhio lucido.


I bambini imparavano e gli adulti ricordavano!



Abbiamo terminato scrivendo, ai nostri dolci e cari ospiti, una dedica da lasciare come omaggio.




Loro hanno voluto ricambiare, scrivendo -ancora con penna e calamaio, ancora con estrema fatica- che già si erano affezionati a quei "tesori di bambini". Non riesco a spiegare con parole quanto sia stato commovente.
Credo che l'immagine seguente esprima, meglio di tante frasi, l'atmosfera di solidarietà, rispetto e serenità d'animo respirate durante quei momenti.





La mattinata è terminata con una capatina all'Oasi, lo spazio verde che circonda il "nostro monumento"...
Abbiamo voluto assicurarci che, il maltempo, non avesse causato danni!

Niente da fare: quando un lavoro è fatto con passione...resiste anche alle intemperie!



martedì 21 aprile 2009

Un bambino che legge

Vive a Chivasso e per molti anni ha fatto il maestro elementare a Torino. Oggi si dedica a tempo pieno alla scrittura e a girare per l’Italia incontrando i suoi lettori.

Chi è?

Molti lo conosceranno perchè è il "papà" di Valentina...beh...non proprio il vero padre, ma colui che l'ha inventata e resa protagonista di molte storie interessanti che appassionano bambini e ragazzi.

Chi è?

Qualcuno l'avrà già indovinato...

è Angelo Petrosino.

A lui diciamo grazie perchè è un esempio di quanto la lettura (e la scrittura!) possano essere importanti, divertenti, interessanti ... passatempi bellissimi.

Riporto, qui sotto, una sua bellissima poesia.








UN BAMBINO CHE LEGGE



Un bambino che legge

si dimentica dei piedi,

ha schegge di luce

negli occhi ardenti.

Un bambino che legge

è un bambino che va lontano

senza che nessuno

lo tenga per mano.

Angelo Petrosino

sabato 18 aprile 2009

Gianni, un amico dei bambini di tutte le età


Gianni Rodari nasce il 23 ottobre 1920 a Omegna sul Lago d’Orta in cui i genitori originari della Val Cuvia nel Varesotto si trasferiscono per lavoro.

Bambino con una corporatura minuta e un carattere timido Gianni frequenta ad Omegna le prime quattro classi delle scuole elementari, mentre la quinta la frequenta a Gavirate, paese natale della madre, dove la famiglia si trasferisce alla morte del padre nel 1930.

Come tanti ragazzi senza troppe possibilità economiche, l'unica strada per proseguire gli studi era il seminario ed il piccolo Gianni Rodari frequenta il ginnasio del seminario di Seveso, con ottimi risultati, ma durante il terzo anno si trasferisce a Varese per continuare gli studi alle magistrali ed anticipando gli esami riesce a conseguire il Diploma Magistrale a soli 17 anni.

Rodari, militante nell'Azione Cattolica dal 1935, pubblica i suoi primi lavori letterari, otto racconti, sul settimanale cattolico "L'azione giovanile" e collabora con "Luce" fino al 1937 quando i suoi legami con l'ambiente cattolico si affievolisce.

Intellettualmente molto curioso ed attivo, Gianni Rodari legge molto e di tutto, approfondendo il pensiero di tanti scrittori
Nel 1939 si iscrive all’Università Cattolica di Milano, alla facoltà di lingue che abbandonerà per l'insegnamento, quando nel 1941 vince il concorse per Maestro ed incomincia ad insegnare ad Uboldo come supplente.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Gianni Rodari non viene arruolato, ma subisce il lutto della morte di due cari amici mentre il fratello Cesare nel settembre del 1943 viene internato in un campo di concentramento in Germania.

Iscritto al Partito Fascista accetta di lavorare nella casa del fascio, ma subito dopo la caduta del fascismo Gianni Rodari si avvicina al Partito Comunista, a cui si scrive nel 1944 e partecipa alle lotte della resistenza.

Alla fine della guerra dirige il giornale "Ordine Nuovo" e, nel 1947, passa all’"Unità" dove lavora come cronista ed inviato speciale e per undici anni lavora nelle testate vicine al partito: "Il Pioniere", "Paese sera".

A fianco dell'attività giornalistica Gianni Rodari sviluppa la sua passione per la letteratura e la poesia per l'infanzia, maggiormente motivata e collaudata dal 1957 quando diventa papà di Paola.

Nel 1959 ingaggiato dalla nuova casa editrice Einaudi pubblica "Filastrocca in cielo ed in terra", ma negli anni precedenti aveva già pubblicato "Il libro delle filastrocche" e "Romanzo di Cipollino".

Finalmente il nome di Gianni Rodari è conosciuto dal grande pubblico e, grazie alla collaborazione a "La via migliore" ed a "I quindici" raggiunge la tranquillità economica.

I libri di Rodari sono capolavori di pedagogia e didattica che hanno per oggetto il rapporto tra adulto e bambino. Attraverso le sue favole moderne lo scrittore ripropone e rinnova questo genere letterario adeguandolo ai tempi, contribuendo al rinnovamento della letteratura per l’infanzia con una vasta produzione percorsa da una vena di intelligente comicità, dando spazio ai temi della vita d’oggi e sostituendo il tradizionale favolismo magico con personaggi e situazioni surreali.

Nel 1970 Gianni Rodari vince il premio Andersen, il più importante concorso internazionale per la letteratura dell’infanzia che lo fa conoscere anche all'estero.

Gli ultimi dieci anni della sua vita sono completamente dedicati a collaborazioni con case editrici che si occupano di bambini ed alla produzione di poesie, fiabe e filastrocche fino alla morte avvenuta il 14 aprile del 1980.

Filastrocca di primavera

Gianni Rodari era un poeta, lo sappiamo bene!

Lo portiamo nei nostri cuori quando questi diventano tristi.

Può essere utile per darci un sostegno, quando nel mondo le cose non funzionano come dovrebbero.

Allora, le sue parole , fanno brillare la speranza negli occhi di tutti: specialmente in quelli dei bambini, dove la luce non dovrebbe spegnersi proprio mai.


Oggi, a Torino, si è vista una giornata grigia e uggiosa: lasciamo che -la domenica- sia rallegrata da queste strofe.

Filastrocca di primavera

più lungo è il giorno,

più dolce la sera.

Domani forse tra l'erbetta

spunterà qualche violetta.

Oh, prima viola fresca e nuova

beato il primo che ti trova,

il tuo profumo gli dirà,

la primavera è giunta, è qua.

Gli altri signori non lo sanno

e ancora in inverno si crederanno,

magari persone di riguardo,

ma il loro calendario va in ritardo.

il nostro Gianni Rodari

giovedì 16 aprile 2009

Giufà, la luna, i ladri e le guardie

Ecco un'altra delle divertentissime storie in cui, il "povero" Giufà, finisce sempre con il fare la figura dello stolto!


Occorre leggerla facendo attenzione alle "licenze poetiche", quelle di cui abbiamo parlato approfonditamente in classe: il permesso che ogni grande scrittore può prendersi, scrivendo le sue opere. Per questo troveremo accostamenti di verbi molto particolari, termini scritti in modi originali ed insoliti. Il risultato sarà comunque comicissimo!



Una mattina Giufà se ne andò per erbe e prima di tornare in paese era già notte.
Mentre camminava c'era la luna annuvolata, e un po' s'affacciava, un po' spariva. Giufà si sedette su una pietra e guardava affacciarsi e sparire la luna e un po' le diceva: — Vieni fuori, vieni fuori, — un po': — Nasconditi, nasconditi, — e non la smetteva più di dire: —Vieni fuori! Nasconditi!
Lì sottostrada c'erano due ladri che squartavano un vitello rubato e quando sentirono: — Vieni fuori! —e: — Nasconditi!— si presero paura che fosse la giustizia. Saltano su, e via di corsa; e la carne la lasciano lì.
Giufà, sentendo correre i ladri, va a vedere che c'è, e trova il vitello squartato. Prende il coltello e comincia a tagliar carne anche lui; se ne riempie il sacco e se ne va.
Arrivato a casa: — Mamma, apri?
— È questa l'ora di tornare? — fa la mamma.
— Mi s'è fatto notte mentre portavo la carne e domani me la dovete vendere tutta, che mi servono i quattrini.
E sua madre: — Domani tè ne torni in campagna e io vendo la carne.
La sera dell'indomani, quando Giufà tornò, chiese alla madre:
— L'avete venduta, la carne?
— Sì, L'ho data a credito alle mosche.
— E quando ci pagano?
— Quando avranno da pagare.
Per otto giorni Giufà aspettò che le mosche gli portassero dei soldi.
Visto che non gliene portavano, andò dal Giudice. — Signor Giudice, voglio che sia fatta giustizia. Ho dato la carne a credito alle mosche e non mi hanno più pagato.
II Giudice gli disse: — Per sentenza, appena ne vedi una sei autorizzato ad ammazzarla.
Proprio in quel momento si posò la mosca sul naso del Giudice e Giufà gli menò un pugno da schiacciarglielo.

Chi è Giufà?




Durante le vacanze pasquali i bambini della nostra classe hanno analizzato un testo creato da uno scrittore che la maestra ama molto: Italo Calvino.

Italo Calvino (Santiago de Las Vegas, 15 ottobre 1923Siena, 19 settembre 1985) è stato uno scrittore italiano. Intellettuale di grande impegno politico, civile e culturale, Italo Giovanni Calvino Mameli è stato uno dei protagonisti del panorama letterario e culturale italiano del dopoguerra. Il suo percorso letterario ha toccato molteplici campi e aree di interesse, meditati e raccontati in opere letterarie e saggistiche che danno la misura di una formazione appassionatamente scientifica e di una curiosità culturale che ha spaziato dal genere realistico al fantastico - attraverso capolavori come la trilogia de I nostri antenati, il Marcovaldo, Le Cosmicomiche, i Racconti - mantenendo sempre come filo conduttore la riflessione sulla storia e la società contemporanee.



Molti di noi hanno potuto sorridere davanti alle sciocchezze compiute da Giufà.

Ma...chi è, costui?

Giufà è un furbo/sciocco clamoroso, con molte personalità. Può essere un bambino, un adulto, un folle e un saggio. Lo scrittore Italo Calvino, nella sua meravigliosa raccolta "Fiabe italiane", lo colloca in Sicilia.
Il suo operato può essere letto, raccontato, usato da grandi e piccoli, a diversi livelli di lettura e di
comprensione. Si può confrontare con i furbi-sciocchi della nostra letteratura come Chichibio e delle nostre tradizioni come Bertoldo o Arlecchino e con le diverse culture di riferimento.
Ma dov’è nato davvero Giufà?
Giufà è il protagonista di tante fiabe siciliane – e con il nome di Giucca anche toscane – che viene dalla tradizione araba, ma le cui storie sono diffuse in tutto il Mediterraneo.
Lo stesso, identico personaggio (cambiano solo un po’ il nome e gli sfondi) lo si ritrova in Marocco, dove si chiama Hoha, in Israele, dove si chiama Giochà, in Turchia e Albania dove si chiama Nastradin Hajia, in Egitto e nella tradizione giudeo-spagnola. Le innumerevoli storie raccolte su di lui sono brevi, piene di comicità e brio e contengono immagini che ci introducono in mondi diversi.
In una storia per esempio Giufà (che lì si chiama Joha) entra nella moschea e si mette al posto dell’Imam, in un’altra (e lì si chiama Giocà) entra nella sinagoga…
In Sicilia, dove fino all’anno scorso si celebrava in estate “La notte di Giufà” ancora oggi si dice:
“Ne ha fatte quante Giufà!” Vuol dire che un adulto o un bambino (di solito è la madre che lo dice al figlio, qualche volta al marito) ha combinato un guaio, non riesce a far niente.